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L’allattamento del puledro

La fase dell’allattamento del puledro è una delle più critiche delle sua esistenza, durante questo periodo possono crearsi una serie di problemi che seppur di piccola entità possono diventare molto gravi in seguito, ci troviamo in una situazione di equilibri delicati in cui basta poco per far pendere la bilancia in senso sfavorevole e quindi bisogna essere molto attenti.

La cavalla prepara le mammelle circa un mese prima del parto, è a partire da questo periodo che lentamente e progressivamente cominciano a gonfiarsi, il loro aspetto ci può anche essere di aiuto per indirizzarci sull’imminenza del parto. Verso il termine della gravidanza si inizia anche a produrre una certo liquido nella mammella che via via assume un aspetto sempre più consistente anche se non è una buona cosa spremere continuamente la mammella per vedere se il latte si sta formando.

Nelle ore ed a volte nei giorni imminenti al parto sui capezzoli si forma la cosi detta "cera" ovvero grumi di latte coagulato, a partire da questo periodo bisogna stare in campana.

Dopo il parto un puledro vitale si alza normalmente nel giro di 20 minuti - un’ora e la prima cosa che fa si mette a cercare la mammella, l’istinto gli dice che deve trovarsi in mezzo alle gambe della madre e qui si mette a cercare col muso e la lingua, egli va per tentativi finche una volta trovata una massa morbida con una protuberanza vi si attacca dapprima timidamente poi avuta la conferma della bontà della sua scelta con decisione ed avidità. Il neonato viene attratto da masse scure e morbide e cerca lungo i fianchi della madre il punto adatto, a volte si attacca alla piega della grassella e la succhia.

La ricerca non sempre è facile, a volte perde tempo tra le gambe davanti, sui fianchi, lungo i muri o contro di noi. Il tempo perso in media per trovare la mammella è di un’ora una volta che l’ha trovata poi le ricerche successive sono molto più facili.

Può essere di aiuto indirizzare il puledro senza insistere troppo per non disorientarlo, in sostanza bisogna guidarlo verso la mammella ma il capezzolo deve trovarlo lui.

Il puledro si attacca alla mammella molto frequentemente usando indifferentemente una o l’altra delle due mammelle, anche se in alcuni casi si può notare una certa preferenza, gli intervalli tra una poppata e l’altra variano da 20 minuti ad un’ora. Nel complesso un puledro beve al giorno circa un decimo del proprio peso, ad esempio considerando un peso alla nascita di circa 50 Kg beve circa 5 Kg al giorno di latte, qualche cosa meno nei primissimi giorni di vita.

Il primo latte prodotto differisce da quello di tutta la lattazione, perché ha un aspetto più denso di colore, più giallastro e si chiama colostro. Il colostro è un esempio di come la natura abbia creato una serie di meccanismi complessi e semplici allo tempo per permettere l’adattamento del neonato che passa da un ambiente protetto come quello materno a uno ostile come quello esterno.

Come tutti sappiamo nell’ambiente vi sono una quantità di agenti infettanti che non aspettano altro di trovare un ospite indifeso da attaccare ed in effetti il puledro nasce indifeso, privo degli anticorpi che lo proteggono appunto dagli agenti infettanti. In altre specie come ad esempio i carnivori o l’uomo il passaggio degli anticorpi dalla madre al feto avviene già nella vita intrauterina, questo nella cavalla non può avvenire per via della struttura placentare tipica della specie equina. Gli anticorpi vengono quindi trasmessi dalla madre al figlio tramite il colostro che non è un vero latte ma bensì un concentrato di anticorpi. Per poter assorbire gli anticorpi inoltre l’intestino del puledro resta permeabile alle grosse molecole per le prime 24 ore di vita, dopo di che le maglie del filtro si fanno più strette e consentono solo il passaggio dei molecole più piccole.

E` quindi assolutamente indispensabile che il puledro assuma il colostro, non un altro latte, nelle prime 24 ore di vita e nella quantità maggiormente possibile.

Il puledro che non assume la quantità sufficiente di colostro corre gravi rischi di essere colpito da una delle tantissime infezioni che possono insorgere nel periodo neonatale, bisogna quindi verificare che la quantità necessaria di colostro sia stata bevuta, e che il latte assunto sia effettivamente colostro, può infatti capitare che la fattrice perda sgocciolando il latte per qualche giorno prima del parto e che una volta dato alla luce il puledro il colostro sia stato ormai sostituito da latte normale privo quindi di anticorpi, in questo caso può apparentemente sembrare che tutto sia normale mentre invece il puledro sarà molto poco dotato del necessario arsenale anticorpale.

Normalmente un puledro sano mangia, si fa una corsetta e dorme a scadenze abbastanza regolari, attorno al decimo giorno compare in concomitanza con il calore da parto una diarrea che solitamente si risolve nell’arco di pochi giorni senza terapie, il puledro va tenuto d’occhio in questo periodo sorvegliando che mantenga l’appetito e che non abbia febbre in caso contrario meglio chiamare il veterinario.

La qualità del latte cambia con il proseguire dell’allattamento si trasforma dapprima da colostro in latte nell’arco di 48 ore e con il progredire della lattazione tende a diminuire come qualità, il puledro però impara molto presto a spiluccare prima e a mangiare poi quello che trova nell’ambiente per cui riesce in genere a compensare una eventuale carenza nel latte.

La lattazione impone alla madre una forte richiesta di sostanze nutritizie e capita spesso che con il progredire della lattazione la madre perda peso, a volte anche in maniera considerevole e anzi quanto più il puledro è bello "in carne" tanto più la madre è magra perché il puledro la "succhia" letteralmente; in questo caso è necessario fornire alla madre un adeguato apporto nutrizionale fin dal principio della lattazione.

I PROBLEMI

Fin qui abbiamo grosso modo descritto il decorso normale della lattazione, ma non di rado possono verificarsi dei problemi anche gravi specialmente nel periodo immediatamente successivo alla nascita.

In questo periodo può molto facilmente instaurarsi un circolo vizioso letale perché il puledro che non mangia diventa sempre più debole ed inappetente, mangiando quindi di meno e diventando ancora più debole e così via, fino alla fatale conclusione.

Puledro immaturo

Non è questa la sede per parlare della sindrome da immaturità neonatale, comprendendo con questo termine piuttosto vago tutte quelle forme in cui il puledro ha dei problemi nell’adattarsi al passaggio dalla vita intrauterina (assistita) a quella nell’ambiente esterno (autosufficiente).

I puledri che soffrono di questo problema presentano una vasta gamma di sintomi e di problemi, andiamo da quello che manca del riflesso della suzione a quello che fa semplicemente fatica ad alzarsi in piedi ma che un volta in stazione va decisamente sotto la madre a succhiare.

A prescindere dagli interventi da attuare specificatamente per ogni singolo problema, una cosa bisogna assolutamente fare in tutti questi casi: alimentare il puledro; questo perché il sostentamento per via endovenosa non è sufficiente e perché lo stomaco del puledro deve contenere del cibo altrimenti è soggetto ad ulcere che si perforano molto facilmente.

Il latte va prelevato dalla madre mungendola, la cosa è abbastanza facile, e si impara presto: il capezzolo va preso tra pollice ad indice alla base e premuto dall’alto verso il basso, più che tirare sul capezzolo bisogna proprio mungerlo. Il latte raccolto in una ciotola va filtrato con una garza prima di essere somministrato per eliminare le impurità grossolane che sono cadute durante la mungitura nella ciotola, buona cosa è il lavaggio della mammella con acqua tiepida prima della mungitura, risciacquandola poi bene.

Nelle forme gravi di disadattamento il puledro manca del riflesso si suzione, in questo caso il colostro prima ed il latte dopo vanno somministrati con la sonda gastrica in attesa che la situazione evolva positivamente .

Molto più spesso capita che il puledro non trovi la mammella, in queste situazioni il latte va dato con il biberon, attendere troppo per far si che il puledro trovi la mammella da solo può essere pericoloso perché il puledro si può indebolire. Vanno bene i biberon uso umano da 250 ml con l’avvertenza di allargare il foro della tettarella per facilitare il deflusso de latte, solitamente i puledri bevono bene dal biberon, bisogna porgerlo tenendo il puledro con la testa estesa , più o meno come quando si attacca alla mammella.

Altre volte il puledro non riesce ad alzarsi ed quindi ovviamente ad attaccarsi, in questo caso è sufficiente alzare il puledro perché lui si precipiti subito verso la mammella per attaccarsi. Alcuni puledri addirittura quando hanno capito come funziona il gioco, chiamano l’uomo quando hanno fame per farsi alzare.

In queste forme bisogna aver pazienza ed insistere il puledro deve mangiare ogni ora al massimo 2 ore e quindi a questi intervalli bisogna o mungere la cavalla e dare il biberon oppure alzare il puledro.

Nelle forme lievi di disadattamento il puledro prende forza molto velocemente, la situazione si risolve nell’arco di poche ore o pochi giorni, fondamentale è la perseveranza: se il puledro non mangia si innesta il famoso circolo vizioso.

In altri casi il puledro nasce perfettamente normale e vitale ma la madre non lo lascia allattare.

E` questa una situazione tipica delle fattrici al primo parto, che non sanno bene cosa sia successo, hanno spesso l’istinto materno nel senso che chiamano il puledro, ma le mammelle sono molto dolenti. Appena il puledro si avvicina alla mammella lo scacciano con delle grida a volte anche calciandolo, con il risultato che i l puledro si disorienta, ha paura di avvicinarsi alla mammella, si indebolisce, diventa inappetente fino al fatale declino.

La cavalla allora va munta a mano, bisogna stare attenti perché a volte le reazioni possono essere violente, è consigliabile tenere alzato un piede, applicare eventualmente un torcinaso oppure fare una sedazione.

La reattività alla mungitura lentamente e progressivamente diminuisce nel senso che le prime volte le reazioni sono violente ma poi la cavalla avverte sollievo e si lascia fare, ogni volta che si procede alla mungitura si noterà come la cavalla sia sempre meno riottosa, il processo di adattamento alla mungitura può durare da uno a qualche giorno, ma alla fine è sempre coronato da successo.

Il latte munto ogni 1 o due ore va somministrato al puledro che attende impaziente il biberon, una volta abituata la madre alla mungitura si può fare accostare il puledro, tenendo un piede anteriore della fattrice alzato e comandandola a voce, progressivamente si potrà lasciare giù il piede, tenendo la fattrice a mano per evitare che giri nel box sfuggendo alla poppata e successivamente basta solo la presenza per sgridarla a voce se fa qualcosa che non va bene.

Insomma in questa situazione le cose più importanti sono la determinazione e la perserveranza, è molto raro che con una assistenza adeguata una fattrice si rifiuti per sempre di allattare il puledro, certo, per 2 o 3 giorni bisogna sobbarcarsi notevoli sacrifici in termini di tempo e pazienza, ma la cosa più stupida per un allevatore è perdere il frutto di anni di lavoro per la pigrizia o la inettitudine di un paio di giorni.

 


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